mercoledì 22 giugno 2022

NENE VALLEY - 1989

C'è una valle a meno di 150 km a nord di Londra, nel Cambridgeshire, attraversata dal fiume Nene e contraddistinta da paesaggi bucolici tipici della campagna inglese, che è luogo ideale per gli amanti del trekking e del cicloturismo, ma anche per gli appassionati di storia e architettura: qui abbondano specchi d'acqua, boschi, natura incontaminata oltre a castelli, residenze elisabettiane, chiese.


Questi luoghi sono meta ambita anche per gli amanti dei Queen e... dei treni a vapore: dalla cittadina di Peterborough parte infatti la Nene Valley Railway (NVR) che tutti i fan della band britannica conoscono bene grazie al celebre video di Breakthru.



Una vacanza nella Nene Valley dovrebbe idealmente partire proprio da Peterborough, insediamento medievale, di circa 180.000 abitanti dove è possibile ammirare, la Cattedrale normanna dedicata ai Santi Pietro e Paolo e Sant'Andrea, uno dei capolavori assoluti dello stile Gotico Inglese. Fondata come abbazia benedettina intorno alla metà del VII secolo fu innalzata al rango di cattedrale nel XVI secolo, all'epoca di Enrico VIII.

Distrutta dai Danesi nell'870, fu ricostruita in epoca anglosassone a partire dal 984. Oggi conserva ancora in buona parte l'originaria veste romanica rimanendo uno dei pochi edifici del XII secolo quasi intatto in tutta l'Inghilterra.



Nella cattedrale sono state sepolte due regine: Caterina d'Aragona, prima moglie di Enrico VIII, le cui spoglie si trovano ancora qui, e Maria Stuarda, il cui corpo venne successivamente trasferito nell'Abbazia di Westminster a Londra

Sembra che lo scrittore Ken Follett abbia trovato l'ispirazione per scrivere il suo capolavoro “I Pilastri della Terra” proprio dopo aver visitato la cattedrale di Peterborough.

Oltre alla pittoresca cittadina e alla vasta area rurale che la circonda, la visita non può che proseguire sulla NVR, una piccola ferrovia turistica a vapore lunga 7,5 miglia che ci permetterà di viaggiare letteralmente nel tempo. È stato qui che tra il 12 e il 13 giugno 1989 i Queen, insieme alla fidata coppia di registi Do.Ro (Rudi Dolezal e Hannes Rossacher) realizzarono il video promozionale che accompagna il brano Breakthru.

L'idea nacque da Roger Taylor (autore anche di testo e musica, anche se convenzionalmente, come tutti i brani a partire dall'album The Miracle, è accreditato a tutta la band), poi sviluppata da John Deacon e Freddie Mercury che vollero far ridipingere la locomotiva a vapore modello GWR2884 Class numero 3822, noleggiata nel centro ferroviario di Didcot, nell'Oxfordshire, con la scritta a caratteri cubitali “The Miracle Express”.

Come se non bastasse, Freddie insistette per avere nel video anche la modella Deborah Jayne Leng, all'epoca fidanzata di Roger che, inizialmente, non sembrava particolarmente attratto dall'idea. La bella e provocante Deborah, che in Breakthru appare avvolta in un aderentissimo miniabito nero e truccata come il personaggio di Pris in “Blade Runner”, ha contribuito invece a rendere il video ancora più memorabile.



Un altro interessante aneddoto riguarda il fatto che, dal momento che il video non faceva granché uso di particolari effetti speciali, e i membri della band si trovavano a suonare realmente su una piattaforma agganciata a una locomotiva a vapore che viaggiava ad almeno settanta chilometri all'ora, si assicurarono per circa due milioni di sterline per eventuali danni fisici, prima di salirvi a bordo.

La NVR è una delle maggiori attrazioni turistiche della zona e le diverse fermate da Peterborough a Yarwell, passando per la pittoresca Wansford, con la sua vecchia stazione in stile giacobino risalente al 1844, sono state il set di oltre 200 tra produzioni cinematografiche e musicali. In particolare qui sono stati girate alcune scene di due film della saga di 007, “Octopussy” con Roger Moore e “Goldeneye” con Pierce Brosnan. Anche alcune spettacolari scene del film “Biggles” sono state girate qui. Una curiosità: uno dei brani della colonna sonora di questo film del 1986, No Turning Back è firmato da John Deacon e The Immortals, in una delle rarissime apparizioni del bassista al di fuori della corte della Regina.



Brano consigliato: Breakthru (Queen – 1989)

Brano consigliato: No Turning Back (John Deacon e The Immortals – 1986)

Lettura consigliata: Roberto De Ponti, Queen Opera Omnia, le storie dietro le canzoni, Giunti

Link utili:

https://www-nvr-org-uk

https://nenevalley.net

https://www.visitpeterborough.com

venerdì 17 giugno 2022

SANREMO - 1984

Forse la correlazione tra i Queen e l'Italia non è così rilevante come in altri luoghi nel Mondo, però, ci sono almeno due città che vale la pena raccontare, anche se con un velo di campanilismo. La prima è Sanremo, la seconda, che tratteremo in un altro articolo, è Milano. 

Queste sono le uniche due località del Bel Paese toccate dal gruppo, in modo ufficiale, con Freddie in vita.

Sanremo, la città dei fiori, la perla della Riviera, sede di uno dei quattro casinò nazionali e del Festival della canzone italiana non ha bisogno di presentazioni. Eppure riesce a nascondere perle di particolare interesse che sono meno note al grande pubblico, come ad esempio, il caratteristico nucleo storico della Pigna, adagiato sulle pareti di un promontorio e sovrastato dal Santuario della Madonna della Costa; la Chiesa di Cristo Salvatore, una chiesa di rito ortodosso, costruita dalla nobiltà russa, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento; gli innumerevoli palazzi in stile liberty che tanto si conciliano con la “pomposità” dei Queen.



Nonostante i Queen avessero un discreto successo di vendite in Italia, non si esibirono mai prima del 1984 durante il The Works Tour. La motivazione è da ricercare nei disordini di ordine pubblico che si erano succeduti negli anni precedenti in diverse occasioni e che tennero lontane dal nostro Paese, non solo la band britannica, ma i principali artisti e gruppi stranieri dell'epoca, timorosi di assalti, sabotaggi e rapine. Senza contare che gli "anni di piombo" erano un ricordo ancora freschissimo.

L'occasione per vedere la Regina per la prima volta in Italia è l'insolita (almeno dal punto di vista di genere musicale) cornice del Festival di Sanremo. Insolita perché pur essendo la kermesse abituata ad avere ospiti internazionali anche di spicco, forse all'epoca, il pubblico dell'Ariston non era perfettamente a suo agio con personaggi del calibro di Mercury e infatti reagì alle due performance (rigorosamente in playback) in modo abbastanza tiepido. Giusto per la cronaca e per comprendere meglio i gusti della platea sanremese, quell'anno l'edizione fu vinta dalla, sicuramente più "rassicurante", coppia Al Bano - Romina Power con il brano "Ci sarà".


Le esecuzioni di
Radio Ga Ga del 3 e 4 febbraio 1984, probabilmente non sono da annoverare tra le più memorabili nella lunga carriera dei Queen, ma restano invece un documento di fondamentale importanza per la televisione di Stato italiana.

Molto calda invece fu l'accoglienza che venne riservata alla band dalla stampa locale, letteralmente elettrizzata dal poter incontrare dal vivo per la prima volta i quattro musicisti. La sala stampa dell'Ariston era talmente gremita e soggetta a un continuo via vai di giornalisti e produttori che fu necessario improvvisare dei tavoli con un ristretto numero di operatori a cui si sedevano a turno i membri del gruppo per rispondere alle domande.


Oltre al Teatro Ariston, un altro sito sanremese immancabile per un fan dei Queen è l'albergo che li ospitò, lo splendido
Hotel Royal, un edificio liberty di fine Ottocento dal nome e dall'aspetto regale, assolutamente perfetto per l'occasione, circondato da un lussureggiante parco subtropicale e dotato di un'immensa piscina d'acqua di mare. Freddie, John, Brian e Roger alloggiarono nelle stanze della suite 121 dedicata alla Principessa Sissy. Ovviamente questa esclusiva location non è per tutte le tasche, ma se non si bada a spese, ne vale davvero la pena.


Tre settimane dopo la loro visita in Italia, venne dato alle stampe l'album The Works che arrivò fino alla posizione numero 4 della classifica nostrana, diventando il maggiore successo commerciale dei Queen nel nostro Paese fino a quel momento. Le basi per i primi concerti (e purtroppo anche gli ultimi con Freddie alla voce) in Italia, che si sarebbero svolti a Milano da lì a pochi mesi, erano state gettate.


Brano consigliato: Radio Ga Ga (Roger Taylor – 1984)

Lettura consigliata: Antonio Pellegrini, Italian Rhapsody, l'avventura dei Queen in Italia, Chinaski Edizioni

Link utili:

https://www.comunedisanremo.it

https://www.royalhotelsanremo.com

https://aristonsanremo.com

giovedì 16 giugno 2022

ZANZIBAR - 1946 / 1955


Un viaggio attraverso le location più importanti della storia dei Queen non può che partire da qui, dall'esotica Zanzibar, e più precisamente dal labirinto di stradine e bazar di Stone Town, ovvero il centro storico della città che il 5 settembre 1946, presso il Government Hospital, diede i natali a Farrokh Bulsara.

In realtà, l'isola di Zanzibar è la principale delle isole dell'omonimo arcipelago composto da oltre quaranta isole, molte delle quali di ridotte dimensioni e disabitate. È conosciuta anche col nome di Unguja. Si trova nella metà inferiore dell'arcipelago, nell'Oceano Indiano, di fronte alla costa della Tanzania, circa 59 km a sud della seconda più grande isola dell'arcipelago, Pemba.



Sulle spiagge di questo luogo dall'atmosfera romanzesca sorgono gli imponenti palazzi dei sultani, un antico forte arabo e diversi edifici coloniali, reminiscenza di un passato che richiama intrighi di corte, favolosi harem, ricchezze senza eguali, ma anche schiavitù e distruzioni dovute alle invasioni di molteplici popolazioni: assiri, sumeri, egizi, persiani e arabi, fino a cinesi, olandesi portoghesi e inglesi.

Il giovane Farrokh visse qui fino a febbraio del 1955, quando a poco più di 8 anni di età venne mandato a studiare al St. Peter's Boys School, un collegio britannico a Panchgani, a 380 km a sud di Bombay. I suoi genitori infatti erano originari del Gujarat, una regione dell'India occidentale, ma si trasferirono a Zanzibar a causa del lavoro del padre, Bomi Bulsara, cassiere della segreteria di Stato per le Colonie.

Farrokh, ormai diventato Freddie, tornò a Zanzibar nel 1963 dove completò gli studi presso la St. Joseph's Convent School, un istituto cattolico, ma dovette lasciare l'isola definitivamente nel 1964, spostandosi con tutta la famiglia in Gran Bretagna a causa della rivoluzione di Zanzibar che portò al rovesciamento del governo eletto solo un anno prima.

Il padre di Farrokh lavorara nel Beit-el Ajaib, la “casa delle meraviglie” edificata a fine Ottocento dal sultano Sayyid Barghash come palazzo per le cerimonie. Sopravvissuto al cannoneggiamento della flotta britannica, all'epoca era l'edificio più alto di tutta l'Africa Orientale e vantava un meraviglioso giardino botanico. Anni dopo è stato ristrutturato e convertito nel principale museo della città.

C'è però un altro museo che, per un fan dei Queen, rappresenta la tappa più importante di un tour in questi luoghi ed è il Freddie Mercury Museum. È stato fondato nel 2019 grazie all’iniziativa di due imprenditori: il ligure Andrea Boero, che vive da anni a Zanzibar, e il zanzibarino Javed Jafferji, un amico della famiglia Bulsara. Situato al piano terra della casa dove Freddie Mercury trascorse gran parte della sua infanzia, raccoglie vari cimeli, tra cui il suo certificato di nascita, decine di foto esclusive, testimonianze dei suoi amici più stretti e dediche di vari personaggi, cercando di ricostruire le radici zoroastriane del cantante, la sua fanciullezza in Zanzibar, la scuola a Panchgani e il percorso che lo ha portato a diventare l'artista che tutti abbiamo imparato a conoscere.

Un doveroso omaggio che però la sua patria natale gli ha reso con colpevole ritardo. Anzi, va evidenziato come, in vita, Mercury fosse un perfetto sconosciuto per la quasi totalità degli zanzibarini, mentre dopo la sua morte fu addirittura per lungo tempo inviso alle istituzioni a causa della sua natura omosessuale in netto contrasto con i dettami dell'Islam.


Molti giornalisti ed esperti dei Queen sostengono che Seven Seas of Rhye, il primo brano della band a entrare in classifica, sia stato scritto da Freddie nel tentativo di riappacificarsi col passato e con le sue origini, inizialmente negate da lui stesso. Sappiamo con certezza che il testo è basato su un regno di fantasia che il piccolo Farrokh immaginava e alimentava insieme alla sorellina Kashmira, ma è probabile che in qualche modo parli della sua fanciullezza e della sua vita a Zanzibar.

Brano consigliato: Seven Seas of Rhye (Freddie Mercury – 1974)








MONACO DI BAVIERA – 1979 / 1985

Se esiste una città al mondo che più di ogni altra ha influenzato e modificato, in un certo senso per sempre, la musica dei Queen, questa è ...